Undici Luglio Millenovecentoottantadue (Seconda Parte)

Rosetta si guardò allo specchio e tirò su col naso.
Due lacrime le rotolarono lungo le guance e finirono a terra con un sonoro splash.
Erano lacrime molto pesanti.

“Così stai più fresca”, le disse la madre scopando via i capelli dal pavimento.
“Sembro un maschio”
“Domani ti porto a fare i buchi alle orecchie”
“Da grande mi farò crescere i capelli fino a terra”
“Da grande farai come ti pare. Ma ora vai ai giardini che, a forza di stare in casa, ti stai facendo gialla come una cinese”
“Non ci voglio andare ai giardini”
“Vai e non fare la solita musona!”

Rosetta si trascinò fuori casa a testa bassa. Era un poco triste e un poco arrabbiata. Forse più triste che arrabbiata. O forse no.
Sul ballatoio incontrò la testa di una bambola. Non una bambola intera ma solo la testa. Una capoccia piena di lunghi boccoli biondi.
Rosetta guardò la bambola. L’occhio destro della bambola guardò Rosetta. Quello sinistro no.

Rosetta tirò indietro il piede e poi lo lasciò andare in avanti come una molla.
Impatto. Colpo d’interno destro. Lo stadio in delirio.
La testa della bambola, alzata a campanile al di sopra del cortile, atterrò ai piedi di Mimmo.

Lui guardò Rosetta e poi guardò la capoccia color paglia. L’occhio destro ricambiò lo sguardo. Quello sinistro no.
“Anche quella bambina avrebbe bisogno di un pallone“

Tore sentì ma non capì.
Non ancora.
E con il pallone di cuoio stretto tra le braccia corse verso i giardini.

Continua...

4 commenti